Sabbinirica
Ospitalità Sicula
“Bisogna essere intelligenti per venire a Ibla, una certa qualità d’animo, il gusto dei tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo nero che spia: ma anche si pretende la passione per le macchinazioni architettoniche, dove la foga delle forme in volo nasconde fino all’ultimo il colpo di scena della prospettiva bugiarda”(Gesualdo Bufalino, La Luce e il Lutto)
Sugli ultimi lembi degli Iblei sorge Ragusa, terra di Sicani, Greci, Arabi e Normanni, con i suoi placidi altipiani e le sue profonde cave, con i muri a secco e le masserie a disegnare geometrie nella campagna macchiata di carrubi e balle di fieno. E la sua parte più antica, Ibla, interamente ricostruita dopo il devastante terremoto del 1693, divenne un vero gioiello del Barocco Siciliano. Tra le strade di questo affascinante presepe barocco, fra stretti vicoli e splendidi palazzi tardo barocchi, fra più di cinquanta chiese e ben quattordici beni dell’Umanità, fra edicole sacre, chiese in salita e mensoloni ricchi di mascheroni, in un intreccio di realismo e allegoria, sono stati girati parecchi film e spot pubblicitari, oltre che, l’ormai celeberrima, serie televisiva “Il Commissario Montalbano”.
E, seppure abbagliati dal candore delle basole di pietra locale, stupiti dalla ricchezza e dalla bellezza delle architetture e degli intagli certosini e da quell’odore pungente di nobiltà ormai decaduta, ci si inebria dell’odore di basilico e menta che sfugge dai cortili delle case più popolari, del profumo dei gelsomini e dei gerani dai balconi. Rilassano gli animi le trecce di peperoncini rossi appesi ai muri o i pomodori stesi al sole ad asciugare, i meloni “incalzati” in attesa di essere consumati, i fichi selvatici e i capperi che coprono i muri di calda pietra calcarea. Ci si sente sempre a casa, mai turisti.